Le Origini
La tecnica Cranio Sacrale risale a tempi molto antichi, egiziani, esseni e sumeri già conoscevano la manipolazione del cranio, si trovano riscontri nelle pittografie sulle piramidi egizie e ci danno informazioni sulla tecnica anche popoli come i Maya e gli Atzechi.
Questo tipo di cura e di conoscenza, la tecnica cranio sacrale, è sopravvissuta nei secoli, tramandata dai padri dell’osteopatia, gli antichi manipolatori, fino ad arrivare al 1800, quando un medico americano, Still, fondò la prima scuola di osteopatia strutturale.
Still era un medico condotto e aveva avuto intuizioni riguardo alla manipolazione dello scheletro: alla fine dell’800, i medici facevano un po’ di tutto, curavano gli uomini e facevano nascere i vitelli nelle fattorie. Con la sua grande esperienza capì che di fronte ad una patologia, la manipolazione del tratto dorsale provocava lo sbloccamento delle pulsioni scheletriche della colonna e quindi aiutava anche la risoluzione del problema sintomatico.
Arrivò a capire che la struttura è strettamente correlata alla funzione, cioè a tutte le attività fisiologiche del corpo e anche del pensiero, persino della meditazione.
Lo scheletro è quindi collegato a tutte le funzioni del corpo, da questo si può comprendere che se si interviene sullo scheletro, si può lavorare su tutte le funzioni del corpo.
Con la tecnica cranio sacrale si osserva che ogni osso del corpo ha un suo movimento, è vivo e si muove.
Il mistero della vita, chiaramente non è scoperto, noi possiamo solo osservare che la vita si esprime in una grande manifestazione di espansione e di contrazione. Questa è una legge universale per tutti gli esseri viventi, per tutto il creato, per le cellule, per tutto ciò che fatto di materia in questo universo: è una legge della vita.
Still ebbe come allievo W.G. Sutherland, il quale partì da un lavoro di cranio sacrale strutturale sul corpo per poi concentrarsi in modo specifico sul cranio e le sue articolazioni, le suture. Egli cercava di capire perché ogni osso ha quella sua specifica forma, partendo dal presupposto che in natura tutte le cose hanno uno scopo ben preciso. Avrebbero potuto avere una qualsiasi altra forma, perché invece proprio quella, e poi, perché sul loro perimetro sono cosi “smerlettate” invece di essere dritte, sembrava fossero fatte per avere un certo movimento, un certo respiro. Come ricercatore, all’epoca studiava sui cadaveri, ed egli fu molto stupito che nei cadaveri in decomposizione si trovavano le ossa staccate, in particolar modo l’osso temporale si separava perfettamente dalle altre. Ciò lo fece riflettere, e come ricercatore gli venne l’idea di sperimentare su se stesso: costruì una specie di elmetto di cuoio con delle cinghie che lui stringeva e manipolava cercando di vedere che effetto poteva avere bloccare alcune parti del cranio.
Questi esperimenti gli procurarono molti problemi fisici, dovette anche essere ricoverato in ospedale per disturbi come attacchi epilettici, proprio per via delle tensioni esterne che si procurava per sperimentare.
Cominciò cosi le sue prime sperimentazioni toccando con le mani il cranio alle persone che si sottoponevano alle sue cure, capì che effettivamente esso aveva una respirazione, un movimento respiratorio. Il sistema di respirazione che scoprì lo chiamò ritmo respiratorio primario o sistema cranio sacrale.
Egli studiò le varie ossa del cranio e i collegamenti che avevano con la colonna vertebrale. Il nome cranio sacrale deriva dal fatto che l’onda di vita che nasce da questo tipo di sistema si ripercuote su tutti gli altri sistemi, capì che poteva essere palpata e cominciò ad esercitarsi su sé e sugli altri. Fu un grande ricercatore e fece passi da giganti nella tecnica cranio sacrale.
Negli anni ’70 il dottor Upledger compì ulteriori importanti studi nell’ambito del cranio sacrale.
Il suo interessamento nei confronti del concetto cranio sacrale iniziò per caso, fu durante un intervento chirurgico nel 1971: il suo compito consisteva nel tenere ferma la membrana della dura madre con un paio di pinzette mentre il neurochirurgo operava nella regione cervicale della colonna vertebrale. Con forte imbarazzo, non riusciva a tenerla ferma, risultava evidente il movimento ritmico della membrana, che aveva una frequenza di circa otto cicli al minuto. Era indipendente dall’attività respiratoria e dai ritmi cardiaci del paziente. Si trattava di un altro ritmo fisiologico. Sembrava essere analogo al movimento delle maree, e derivava dal liquido contenuto nella membrana stessa.
Il suo entusiasmo per la scoperta lo portò a proseguire la ricerca e gli studi sul cranio sacrale. Egli spiegò e dimostrò che il cranio sacrale elimina ogni mistificazione e fornisce una spiegazione immediata di numerose sindromi cliniche e problematiche fisiologiche.
La tecnica Cranio Sacrale è un approccio terapeutico molto efficace basato su alcune osservazioni anatomiche, fisiologiche e cliniche.